Da dove nasce la proposta "La Meditazione del Mercoledì"

Coltivare la scintilla che ci rende umani, presente in ciascuno di noi, è una responsabilità e un compito esistenziale inderogabile. Questo implica prendersi cura di sé con la giusta attenzione e la scelta giusta, sia a livello fisico che mentale e naturalmente anche spirituale.
E a proposito di prendersi cura del corpo, della mente e della spiritualità in un modo globale e in un modo “olistico”, la meditazione è uno strumento che funziona e i suoi benefici sono stati scientificamente accertati.
Ma l’uomo attuale e la nostra società occidentale non è la stessa che caratterizzava le società tradizionali del passato, i cui ritmi erano del tutto diversi – più attivi e più immersi nei ritmi della natura, ragion per cui il “semplice stare seduti in silenzio” poteva funzionare.
È un fatto che noi siamo sovraccarichi emotivamente; sollecitati da uno stile di vita frenetico e appesantiti da un volume di informazioni impensabile fino a pochi decenni fa. Non deve stupire, dunque, che il semplice stare seduti a osservare il proprio respiro possa non essere semplice e funzionare: non appena ci si siede in meditazione, si scatenerà ogni sorta di subbuglio.
Sembrerà praticamente impossibile rimanere fermi immobili.
A dire la verità, potrebbe non funzionare proprio per nessuno!
Dicendolo in maniera diretta: non ci si può aspettare di potersi rilassare, se si è seduti su un vulcano!
Le meditazioni dinamiche sono una preparazione alla vera meditazione, ne costituiscono un requisito fondamentale che permette alla meditazione di accadere. Non dobbiamo considerarle delle vere meditazioni ma sono soltanto introduzioni, prefazioni.
La vera meditazione inizia soltanto al cessare di ogni attività, sia del corpo sia della mente.
Il nostro approccio alla meditazione (che era anche quello di Osho) include diverse tecniche basate sul corpo o sul movimento, arrivando spesso a includere la danza. Mente e corpo sono in effetti un tutto unico che caratterizza la nostra natura essenziale; quello che attualmente viene chiamato “corpomente”!
Gli approcci scientifici più recenti suggeriscono qualcosa di più raffinato.
Oggi si sostiene che la funzione della mente sia quella di assicurarsi che il corpo si muova nel modo più intelligente possibile. L’idea sempre più diffusa e sostenuta è che la mente sia in effetti al servizio del corpo. Il che implica un cambio di prospettiva nel proprio processo di risveglio: anziché dover lottare contro la mente, perché non vuole proprio cambiare abitudini e si intestardisce a preservare la vecchia routine, è possibile semplicemente iniziare il proprio viaggio verso la comprensione e realizzazione di ciò che si è, partendo dal corpo.
Possiamo provare con piccole cose.
Possiamo cominciare andando a fare una passeggiata, godiamocela, osserviamo e ascoltiamo gli uccelli sugli alberi, i raggi di sole, le nuvole e il vento. Godiamoci ogni cosa, e ricordiamoci di essere uno specchio: stiamo riflettendo le nuvole, gli alberi, gli uccelli e le persone.
Questa è rimembranza di sé.
Il Buddha la chiama “sammasati” , la giusta presenza consapevole.
Krishnamurti la definisce “consapevolezza indifferenziata”, le Upanishad la chiamano “essere un testimone”, per Gurdjieff è “rimembranza di sé”, ma tutti intendono la stessa cosa.
D’altra parte, questo non significa che si debba diventare indifferenti; se sei freddo e apatico, perdi l’opportunità di rimembrarti di te.
Articolo tratto da libro “Mindfulness 4.0, la meditazione nel XXI secolo – Osh
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Andrea Ditadi
Operatore cranio sacrale
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