Durante la lettura del libro “Mindfulness 4.0” mi sono soffermato con particolare attenzione su di un capitolo che tratta le meditazioni Dinamiche. In questo capitolo vengono date delle spiegazioni legate a questa particolare tipologia di meditazione, non troppo conosciuta, che ho trovato molto interessanti.
Sovraccaricati e inespressi
La nostra società attuale ha adottato uno stile di vita frenetico e ci sottopone continuamente ad un volume di informazioni immenso, con il risultato che siamo spesso sovraccaricati sia mentalmente che emotivamente.
Inoltre, siamo sin troppo abituati a recitare un ruolo all’interno della società, ad indossare una maschera; non viviamo quindi veramente chi siamo, e nella nostra mente, oltre a mille informazioni e stimoli, ristagna una parte di noi che non si è mai espressa e che è legata al nostro Sè più vero, più profondo, che dobbiamo far tacere per “funzionare” all’interno del meccanismo della vita moderna.
Come fossimo seduti su di un vulcano
Immersi in questa realtà, seguire i dettami tradizionali della meditazione, dove alla base c’è una postura fissa e l’ascolto del proprio respiro, può risultare difficile per molte persone, soprattutto quando muovono i primi passi verso questa pratica. Quello che dovrebbe essere un semplice atto di ascolto di noi può diventare difficile e non portare a nessun risultato in quanto restare fermi a meditare appare come un vero e proprio sforzo, quasi una guerra contro una parte di noi che vorrebbe scappare da questo stato di quieto ascolto, e questo perché siamo tendenzialmente sovraccaricati da oggetti esterni e spenti nell’ascolto delle nostre vere esigenze interiori.
“Messa in parole semplici: non ci si può aspettare di potersi rilassare, se si è seduti su un vulcano!” (Mindfulness 4.0, la meditazione nel XXI secolo – Osho – pag 21)
Quando ci sediamo e ci mettiamo a meditare si scatena quindi ogni sorta di subbuglio e rimanere in silenzio sembra praticamente impossibile.
La vera meditazione avviene nella quiete
Nelle meditazioni Attive viene utilizzata l’espressività e l‘energia del corpo, della voce e del ballo, che ci permettono di scaricare e di espellere quegli stati di distrazione per arrivare poi a raggiungere uno stato di rilassamento naturale. E la vera meditazione comincia da questo punto, da quando siamo rilassati.
Ecco perché adottiamo le meditazioni Dinamiche, che seppure il termine “meditazione” possa farci sempre pensare a qualcosa di statico, contengono anche una parte attiva di movimento, di libera espressione corporea.
Queste diventano quindi una preparazione alla meditazione intesa nel senso più tradizionale del termine e ne costituiscono un requisito fondamentale che permette alla meditazione di accadere.
“La vera meditazione inizia soltanto al cessare di ogni attività, sia del corpo sia della mente“. E se questo non avviene va bene lo stesso, perché è nell’accettazione di quello che c’è che ci si può aprire alla consapevolezza.